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HEIDI A TUTTO MUSICAL

“La Bottega d’Europa”. Un nome, un programma per una “scuola” davvero speciale, cresciuta a due passi dal raccordo anulare di Roma, nella zona di Montesacro. Nelle sue coloratissime aule, negli studi di registrazione, nella sala prove e in teatro si respira l’aria degli antichi laboratori rivisitati in chiave multimediale. Qui nascono gli abiti di scena, i testi, le coreografie e le musiche per interpreti di tutte le età e taglie. Dai 3 ai 18 anni.
La lingua “ufficiale” è, non a caso, l’inglese. La parlano disinvoltamente piccoli e grandi. E soprattutto la cantano, sotto l’attenta regia di Caterina Cangià, per tutti semplicemente Sister, inventrice della geniale formula che coniuga divertimento e letteratura, gioco e note musicali. L’abbiamo raggiunta “dietro le quinte” di uno dei suoi musical in programmazione.

L’INTERVISTA

DOMANDA: Come mai propone Heidi?
RISPOSTA: Abbiamo scelto Heidi perché è una storia bella. Apparentemente sembra una storia per bambini, ma se si va in profondità nasconde molte tematiche che possono essere apprezzate anche dai ragazzi e dagli adulti. L’abbiamo tradotta in spettacolo musicale con numerosi personaggi.

D. Qual è il messaggio centrale?
R. Heidi parla al cuore perché lei, pur piccola, riesce a colorare il mondo attorno a sé, a cambiare gli altri, a renderli da tristi a felici. Arriva guarire tutti con la sua presenza che irradia bontà.

D. In che cosa si differenza dal cartone animato?
R. Ci siamo staccati dal cartoon giapponese, la cui sigla musicale è notissima. Siamo andati a riscoprire direttamente la Heidi del romanzo scritto nel 1880-81 dalla svizzera Johanna Spyri. Scavando nella narrazione del nonno, della stessa Heidi, di Klara, leggendo del suo viaggio a Francoforte, della sua sofferenza e della sua solitudine vi abbiamo trovato dei grandi valori, ancorati alla natura, alla montagna, al contatto con gli animali, e, soprattutto, agli autentici legami di amicizia.

D. Come nasce lo spettacolo?
R. Il musical è la tappa finale di un lungo percorso a tappe. Si parte da un’idea che spunta in me o in una persona della Bottega. Ci si chiede poi: “Perché non proviamo a mettere in scena questa storia?”. La risposta prende forma durante un campo estivo di quindici giorni, in un luogo di vacanza. Con i bambini e i ragazzi si approfondiscono la storia e i personaggi, si scrive il copione, si cerca un compositore, nel caso non ci siano musiche originali, oppure un arrangiatore. Si progettano, infine, le coreografie, i costumi e le scenografie.

D. Quanto tempo occorre per l’allestimento?
R. Quasi tutto l’anno. Le cose da preparare sono tante. Dopo aver scritto il copione, i maestri di Bottega di madre lingua e i ragazzi più grandi insegnano ai più piccoli le battute, le coreografie, i canti. Ognuno si occupa di qualcosa in particolare. In vista della data fissata per lo spettacolo, ci si sposta sul palcoscenico, dove si fanno le prove, si danza, si canta...

D. Quanti ragazzi hanno recitato, ballato e cantato?
R. Sia nella “prima” che nella replica, sono stati coinvolti un’ottantina di bambini e ragazzi, compreso il coro che ha cantato dal vivo. Abbiamo voluto rappresentare Heidi bambina, Heidi un po’ più grande e, nel terzo atto, Heidi ancora più grande. Ognuna di queste parti è stata interpretata da tre interpreti diversi.

D. Una scelta senz’altro originale…
R. …nella linea del teatro che si pratica alla Bottega d’Europa. È pensato e realizzato per la crescita delle persone. Se si dà spazio ad un unico interprete come protagonista e con una parte lunga e impegnativa, si punta sulla crescita di uno solo. Se, invece, si scelgono due, tre o quattro, sei o, addirittura, otto personaggi che recitano la stessa parte, si offre un’opportunità a più persone di impegnarsi e di provarsi in qualcosa di grande e bello. È questo l’obiettivo principale: dare spazio a tutti.

D. E una volta chiuso il sipario?
R. La storia continua con la produzione di un disco o di un DVD, ma, soprattutto, nella memoria felice di aver confezionato uno spettacolo che rimane nel cuore di tutti per le emozioni che ha creato nei piccoli interpreti e nel pubblico.

D. Heidi dalle montagne vi ha portato al di là dell’oceano…
R. Ogni tanto la Bottega da europea diventa …mondiale in quanto ci mette in contatto con persone lontanissime da noi. Come è il caso di Dorothy Lees-Blackey, una canadese. L’abbiamo incontrata sulla rete quando, in vista del campo estivo, cercavamo disperatamente su Internet una musica originale o un musical in inglese su Heidi. Ci siamo imbattuti per caso nelle canzoni di questa compositrice.

D. Come siete riusciti a collaborare con lei?
R. Con le e-mail. Abbiamo così saputo, attraverso una bellissima corrispondenza, che aveva scritto anche un copione teatrale. Dorothy ci ha inviato il testo digitale e cartaceo con gli spartiti della linea melodica. A noi non è rimasto altro che “tradurre” in scena, preparando le coreografie e le scenografie, arrangiando le musiche grazie al coinvolgimento di giovani musicisti professionisti. E così è nata la “nostra Heidi: della Bottega e di Dorothy che, molto probabilmente verrà in Italia, a vederci in una delle prossime repliche.

D. Alla Bottega d’Europa fate teatro in una lingua che non tutto il pubblico conosce…
R. In ventidue anni di attività della Bottega d’Europa, e in tredici anni di Festival del teatro, non mi è mai capitato che un bambino o un ragazzo dicessero “…Ma il pubblico non ci capirà”. Il teatro ha una forza di comunicazione, che va anche al di là delle parole. Inoltre, le storie che rappresentiamo appartengono al patrimonio della letteratura internazionale, per cui la gente si ritrova anche se non conosce bene l’inglese.

D. Perché scegli il teatro per insegnare l’inglese?
R. La soluzione vincente di ogni lingua è la recitazione e il teatro offre un’opportunità straordinaria per farla praticare con facilità e scioltezza. Entrare nel significato di una lingua straniera accade attraverso il fare proprie le battute, il dirle con l’intonazione corretta, l’accompagnarle con la gestualità, con la mimica facciale, con l’uso appropriato dello spazio. Dopo lo spettacolo, i bambini e i ragazzi dimenticano la fatica, conservano solo l’eco degli applausi che costruiscono sicurezza, fiducia e senso di crescita.
MARIA ANTONIA CHINELLO

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©AGOSTINO LONGO
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