Nato a Colonia (Germania) 22 anni fa da padre della Sierra Leone e madre tedesca, Patrice ha iniziato presto a macinare musica facendosi sedurre dal rap. Sembrava destinato a seguire quella strada, quando è rimasto folgorato dal reggae e dal blues, che gli hanno fatto cambiare indirizzo. E su queste basi, ha realizzato il primo album, Ancient Spirits, con cui si è fatto conoscere in numerosi Paesi europei. Ora prova ad allargare il suo raggio d’azione con How do you call it? (Sony Music), seconda fatica che spazia su terreni diversi (pop, reggae, soul, rock) facendo emergere fantasia e personalità.
D. Cos’è cambiato tra quest’ultimo album e il precedente?
R. Sono maturato. In Ancient Spirits sono presenti alcune ingenuità, ma allora avevo l’urgenza di mettere in musica tutto quello che sentivo dentro di me, che avevo accumulato negli anni. Oggi sono cambiato. Ho suonato parecchio in giro, ed esibirsi aiuta a crescere; ho fatto esperienze diverse e conosciuto realtà nuove; in sala ho potuto lavorare con musicisti eccellenti e in maniera più rilassata. Tutto questo ha influito sul risultato finale della mia ultima fatica.
D. Come definiresti la tua musica?
R. Musica eclettica, nel senso che non segue un unico stile. Ogni canzone dell’album ha un suo vestito particolare, cucitole addosso secondo l’ispirazione con cui è stata composta. Uniformare i brani in un genere preciso li avrebbe snaturati, e il mio modo di lavorare non prevede correzioni a tavolino per rendere più accattivante un pezzo. Per questo c’è molta varietà nel disco, che non a caso ho intitolato How do you call it? (Come lo chiamate?).
D. Il singolo Sunshine si è rivelato un ottimo apripista. Ti aspettavi un riscontro così buono?
R. Francamente no. Ho scelto Sunshine perché ha una melodia accattivante e un bel ritmo, e speravo ovviamente di farmi notare. Non avrei mai immaginato, però, che il singolo funzionasse così bene in tanti Paesi europei.
D. Merito anche del curioso video-clip che hai realizzato?
R. Un buon filmato può contribuire certamente a catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Nel mio caso, c’è stato un forte investimento in denaro. Il clip è girato in una strada di Parigi, che è stata chiusa al traffico per permettermi di girovagare in triciclo. Un’idea semplice, ma che incuriosisce. In ogni caso, non è sufficiente per decretare il successo di una canzone. Se non conquista la musica, le immagini servono a poco.
D. I tuoi “strumenti” sono la voce e la chitarra. A quale dei due rinunceresti se dovessi scegliere?
R. Mi piace suonare la chitarra ma non rinuncerei mai a cantare. Con la voce riesco meglio a esprimere le mie emozioni.
CLAUDIO FACCHETTI