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LE SCIE ROSA

Leggera come una farfalla, dicono di lei, ma al tempo stesso potente come una locomotiva. Gli estremi si toccano quando il discorso cade su Denise Karbon, la nuova stella del nostro sci. La parola “normalità” sembra non appartenerle: prima di calamitare l’attenzione dei media a suon di vittorie, Denise si è messa infatti alle spalle sei gravi infortuni che le hanno fatto rischiare più volte la carriera.
Oggi, dopo essere passata a slalom tra fratture di vario genere, rotture dei legamenti e lesioni meniscali, è una sorta di “robocop” sempre pronta a farsi beffa della sfortuna. E non è affatto casuale che la sua storia corra in parallelo con Deborah Compagnoni, leggendaria interprete della “valanga rosa”: proprio come Deborah, di dieci anni più anziana, Denise ha dovuto infatti fare di necessità virtù affinando in maniera straordinaria il senso dell’equilibrio, quasi a compensare le ridotte capacità di muscoli logorati dagli infortuni.
Due successi in gigante in apertura di stagione, poi nuove conferme attraverso gesti tecnici in totale armonia. Ed è proprio questo il segreto di Denise, a giudizio di un critico come Pierangelo Molinaro, una delle grandi firme del quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport. “L’armonia è tale – dice Molinaro - che la forza quasi non si vede. Solo Deborah era capace di sciare così, con quella lievità che la rendeva unica. Per riuscire a far sembrare la sciata come la danza di un cigno, ci vuole una dote che solo Mamma Natura regala, una straordinaria sensibilità nei piedi, in modo da avvertire prima degli altri le asperità del terreno, le sue rughe, i suoi tranelli. L’aveva Deborah, ce l’ha Denise”.

Contro gli infortuni
Ventisette anni, bolzanina di Castelrotto, Denise è una ragazza dal sorriso dolcissimo ma dal carattere di ferro. Affrontare (e superare) le difficoltà peraltro è una tradizione di famiglia. Nonna Giuliana ha tirato su cinque figlie, tra cui Rosemarie, la mamma di Denise e Lucia, la mamma dello sciatore azzurro Peter Fill, lavorando duramente come cameriera pur dovendo assistere per anni in ospedale il marito Angelo, vittima di una gravissimo infortunio.
“Un esempio – dice Denise - che ho sempre avuto davanti agli occhi nei momenti più grigi. Durante la carriera ho passato più tempo negli ospedali che sulle piste di neve. Per esorcizzare la paura, ad ogni rientro, ho dovuto credere ciecamente nei miei mezzi, scacciare le ombre che mi accompagnavano durante gli allenamenti. Da ogni infortunio, in realtà, puoi trarre un utile insegnamento: tutto serve per ampliare la conoscenza e per accrescere la fiducia in se stessi. Merito anche dell’amicizia e della solidarietà che si respirano all’interno della squadra. Ci aspetta una grande stagione: con Manuela Moelgg, Nicole Gius, Karen Putzer possiamo puntare a vincere la Coppa del Mondo”.
A tenere compatto il gruppo sta provvedendo il nuovo commissario tecnico dello sci femminile, quel “Much” Mair che è stato per anni tra i migliori discesisti del mondo. È soprattutto una questione di motivazioni. Persi per strada i grandi sponsor, esaurito l’interesse dei grandi network televisivi (nessuno in Italia ha visto in diretta i successi di Denise Karbon e di Max Blardone nelle gare di apertura), quella dello sci è oggi una federazione povera. “Abbiamo stappato soltanto due bottiglie di champagne – ironizza il presidente Morzenti - per festeggiare le prime due vittorie. Un sorso a testa, ce le siamo fatte bastare…”.
Proprio Morzenti ha condotto con l’aiuto del Coni una dura battaglia per garantire nel prosieguo della stagione la copertura delle prove di Coppa del Mondo da parte delle tv nazionali. “Il successo ottenuto dalle Olimpiadi di Torino – osserva - non ha lasciato evidentemente il segno a livello di sensibilizzazione. Le vittorie continue in Coppa del Mondo, il primo e il secondo posto nello slittino e il terzo nello snowboard sono risultati che dovrebbero onorare lo sport italiano e indurre i potentati televisivi a rivedere almeno in certe occasioni i palinsesti che concedono poco o nulla alle discipline sportive povere”.
“Dicono che siamo povere – replica tuttavia Denise - ma proprio per questo è ancora più bello battere le ricchissime austriache. È vero tuttavia che non ci è mai mancato niente, nemmeno gli allenamenti estivi in Argentina e Cile. Ed è vero che lo sci sta riprendendo quota, anche se fatica a trovare spazio al di fuori dell’Alto Adige e della Val d’Aosta”.

Un gruppo fortissimo
Una squadra così, assicura Much Mair, non si vedeva dai tempi di Deborah Compagnoni e della “valanga rosa”. “C’è chi si stupisce – osserva Denise - ma in realtà questi risultati sono frutto di un lavoro di anni. Questa è la stagione della maturità, siamo cresciute e alle nostre spalle stanno migliorando a vista d’occhio le nuove leve, sciatrici giovanissime cui manca soltanto una briciola di esperienza per essere competitive”.
È un momento molto felice per lo sport al femminile. La stagione passata ci ha esaltato con le imprese delle pallavoliste, della Di Martino, della Pellegrini, della Filippi. Per non parlare della Schiavone, della Granbassi, della Vezzali… “Le donne – taglia corte Denise - ce la mettono sempre tutta. L’obiettivo è quello di dare continuità ai risultati. Vale per me e per le mie compagne ma vale anche per tutto lo sport al femminile, che non deve in alcun modo prendere a modello le discipline al maschile. Credo di dimostrarlo proprio con il mio modo di sciare: sono un peso piuma ma riesco a battere anche le atlete palestrate!”.
Forse bisognerebbe rivedere un certo cliché che caratterizza gli atleti altoatesini, la cui immagine è spesso sinonimo di durezza. “Si può vincere anche con la grazia e la bellezza del gesto tecnico – osserva Denise - anche se sulla “durezza” del carattere bisognerebbe intendersi: le emozioni sono dentro di noi e vanno esternate ma nulla vieta di farlo in modo equilibrato e sobrio. È soprattutto una questione di equilibrio, o meglio: di misura”.
L’attesa, adesso, è tutta per il prosieguo di una stagione cominciata alla grande. Accanto a Denise Karbon sono da seguire infatti l’intramontabile Karen Putzer, una veterana sempre in grado di lasciare il segno, e le altre interpreti della “valanga rosa” a cominciare da Manuela Moelgg, Nicole Gius, Chiara Costazza, Nadia e Elena Fanchini.

ADALBERTO SCEMMA

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©AGOSTINO LONGO
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