L’idea è venuta a Biagio Antonacci in occasione della pubblicazione del suo nuovo album, intitolato appunto Convivendo - Parte 1, contenente 8 brani. Quella “Parte 1”, infatti, sta a significare che, entro la fine del 2004, uscirà il secondo capitolo di Convivendo, con altrettante canzoni, a completare il “quadro”. Due puntate, insomma, “recitate” dallo stesso protagonista e vendute a prezzo speciale: 10,90 euro. E ascoltando la prima parte, in cui il cantautore milanese snocciola ottime canzoni nel suo ormai consolidato stile, è assai probabile che la replica ottenga l’identica affermazione del “debutto”.
D. Per quali motivi hai deciso di pubblicare un “disco a puntate”?
R. Innanzitutto, separando in due le sedici canzoni dell’opera completa, permetto agli ascoltatori di gustarsi meglio i brani. Se ne saranno conquistati, potranno acquistare la seconda parte senza dover attendere tanto tempo. Al contrario, se qualcuno rimarrà deluso, potrà sempre consolarsi sapendo di non aver speso tanti soldi, visto che il prezzo è imposto. E poi per contrastare la dilagante pirateria.
D. In che senso?
R. Offrendo la mia musica a un prezzo concorrenziale. I falsari vendono prodotti privi di fascino, scadenti sotto tutti gli aspetti, tecnico e grafico. Convivendo costa poco più di un cd taroccato, ma è di alta qualità, arricchito di contenuti speciali da leggere su pc. Credo proprio che non ci sia confronto.
D. I due album sono, in qualche modo, legati insieme?
R. Indubbiamente seguono una linea precisa e, solo grazie alla fusione delle sedici canzoni, si potrà comprendere il significato completo del lavoro. Però, anche presi separatamente, hanno una loro vita autonoma e comprensibile.
D. Hai usato qualche criterio particolare nel suddividere le canzoni?
R. No, i brani sono già tutti scritti e hanno la medesima importanza. Sono usciti per primi quelli terminati sotto il profilo tecnico, gli altri verranno “vestiti” con gli arrangiamenti nei prossimi mesi.
D. Perché hai intitolato l’album Convivendo?
R. La convivenza è il tema su cui ruotano i pezzi del disco, vista sotto varie sfaccettature. Quella personale, per cominciare, dove non intendo l’unione senza matrimonio, ma il vivere insieme di due persone. Una storia d’amore è davvero completa solo se coloro che la vivono si fanno compagnia condividendo con sincerità ogni emozione, compresi gli aspetti positivi e negativi di una relazione.
D. E al di fuori dei sentimenti?
R. È indispensabile trovare un modo intelligente di convivere gli uni insieme agli altri, senza prevaricazioni ed egoismi. La via maestra è il confronto costruttivo con persone e culture diverse dalla nostra, senza timori.
D. Quindi l’album ha anche un lato “sociale”…
R. Certo, senza per questo sfociare nella politica. Per convivere con una certa serenità, occorre stare al mondo rispettando gli altri. Molta gente ci riesce, al contrario di coloro che invece sono ignoranti e arroganti, e pensano che fare quel che gli pare sia un loro diritto.
D. Un modo per diventare più “aperti” verso gli altri?
R. Viaggiare, conoscere altre realtà, confrontarsi. E lo dice uno che è pigro, che non ha mai voglia di muoversi. La passata estate mi sono recato in Scozia ed è stato bellissimo. Sono tornato arricchito sotto ogni punto di vista, umano e artistico. Cambiare orizzonti, ogni tanto, fa bene.
D. Nell’album riproponi un brano, Il fiume dei profumi, che avevi scritto anni fa per Mia Martini. Come mai?
R. Allora ero ancora alle prime armi, reduce dall’incisione del mio secondo album, Adagio Biagio. Mia mi scrisse una lettera in cui mi chiedeva di scriverle una canzone. Una volta composta, venne a casa mia, a Rozzano, e gliela feci sentire. Gli piacque e la registrò. Per me fu una grande emozione e mi offrì l’opportunità di farmi conoscere. Ho deciso di risuonarla per ringraziarla: nell’ambiente gli avevano appiccicato addosso l’assurda etichetta di “porta jella”, a me ha portato solo fortuna.
CLAUDIO FACCHETTI
