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Aru, papa, fede e pedale

Recentemente, alla fine di una udienza generale, il campione Fabio Aru ha regalato a papa Francesco la sua bicicletta da corsa, che andrà all’asta per circa 9.000 Euro, nell’ambito di un progetto di carità.

Questa bicicletta è stata consegnata direttamente a Fabio da Ernesto Colnago, il grande costruttore, che ha inteso ricordare lo stesso dono compiuto, 40 anni fa, per papa Wojtyla.

Aru ha spiegato che la Fede è il fondamento della vita della sua famiglia. Inoltre, ha sottolineato come il ciclismo, in quanto sport popolare, ha da sempre una dimensioneARU di Fede molto sentita, e interpretata in modo sublime da tanti assi del passato.

Innanzitutto, Gino Bartali, con quella bicicletta che salvò decine di ebrei durante la guerra, Fausto Coppi e Fiorenzo Magni.

Spirito di altruismo

Destino vuole che, in questo periodo, il mondo del pedale sia al centro delle riflessioni sportive del papa, che ha ricevuto anche i partecipanti al Congresso Annuale dell’Unione Ciclistica Europea.

Francesco ha sottolineato, ad esempio, la solidarietà che accomuna una squadra, quando si sacrifica per il capitano, o quando «un compagno attraversa un momento di difficoltà».

Allora «sono i suoi colleghi di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così, pure nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità, per aiutare chi è rimasto indietro».

«Quando, al contrario – ha ammonito – lo sport diventa un fine in sé, e la persona uno strumento al servizio di altri interessi, ad esempio il prestigio e il profitto, allora compaiono disordini che inquinano lo sport. Penso al doping, alla disonestà, alla mancanza di rispetto per sé e per gli avversari, alla corruzione».

Papa Francesco è, da sempre, un convinto assertore di come il rapporto tra Chiesa e sport abbia una lunga storia. Perché?

Perché lo sport può rivelarsi di grande aiuto per la crescita umana di ogni persona, in quanto stimola a dare il meglio di sé, soprattutto quando si ricomincia, dopo una sconfitta, o dopo un infortunio.

LA SCHEDA
Il cavaliere dei Quattro Mori

Nato il 3 luglio 1990 a San Gavino Monreale, in Sardegna, Fabio Aru in carriera ha indossato la maglia rosa, la gialla e la rossa, che vuol dire che è stato tra i protagonisti delle maggiori corse ciclistiche europee: il Giro d’Italia, il Tour de France e La Vuelta spagnola.

Ha iniziato con la mountain bike, per poi passare al ciclo cross e scegliere infine la corsa su strada. Scelta felice, perché s’impone presto nelle gare. Tra i suoi exploit: nel 2015 il secondo posto al Giro d’Italia e la vittoria alla Vuelta; nel 2017 il titolo di Campione d’Italia.

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