Sotto interrogatorio
Colla, fatti con la colla: a volte sembra di essere proprio così. Incollati a papà e mamma, che non hanno nessuna intenzione di lasciarvi stare. Anzi, più voi opponete resistenza, più loro aggiungono colla. E tutto si “ingessa”.
Durante il periodo scolastico la situazione è ancora abbastanza sopportabile: la giornata è strapiena di impegni, il tempo libero è davvero poco e non bisogna quasi mai chiedere:
«Vorrei uscire, posso?». Durante l’estate, però, la libertà si fa avanti, i compiti fanno silenzio e finalmente potete uscire, andare, divertirvi. E qui iniziano gli interrogatori, i «no, meglio di no»; i «scrivimi e chiamami ogni mezz’ora». Non è vita… è una prigione comandata dal cellulare.
La vostra parola d’ordine diventa così “tentare di liberarsi, in tutti i modi”, e da due punti di vista: da una parte dal fatto che i genitori vogliono sapere tutto e proprio tutto degli amici, dei vostri sentimenti, delle cose che fate, addirittura dei pensieri e dei video che guardate in tv. Dall’altra dal fatto che questo, ai vostri occhi, è un modo per non darvi fiducia e impedirvi di crescere (mentre magari i vostri coetanei sono già più indipendenti e meno assillati…).
Ci vuole responsabilità
Va bene, ammettiamolo: i genitori dei preadolescenti stanno impazzendo. Almeno un po’, un pochettino. Sono presi da mille paure e non sanno come gestirle. «Va bene, gli diamo il permesso di uscire… e se poi si fa male? Se cade dalla bici? Se non prende il maglione e si ammala? Se non sa come tornare? Se gli amici sono dei combina-guai?». La risposta a questi quesiti è: «Ok. Meglio se non esce». Questa, però, non è la soluzione a un problema… è un modo per chiudere gli occhi e fare finta di niente, spostando il discorso da un’altra parte.
Volete uscire da questa situazione “incollata”? Fate bene, ed è giusto. Vi tocca allora
il compito di “educare” gli adulti che vi stanno di fianco, portando esempi concreti che confermino che
non siete immaturi.
Cosa fanno le persone adulte? Portano a buon fine i compiti che sono loro assegnati. Come si comportano nella quotidianità? Sono responsabili, si prendono cura degli altri, sono attenti a chi ha bisogno, non trascurano i loro doveri. Ebbene, voi siete chiamati a fare la stessa cosa: svolgendo i compiti estivi (senza che ve lo debbano ripetere 10 volte al giorno), trattando bene i vostri fratelli più piccoli, rispondendo con educazione a parenti e amici, aiutando nelle faccende di casa.
Percorsi virtuosi
Fate un elenco dei “percorsi virtuosi” (ossia delle cose ben fatte) che state seguendo… e
intavolate una trattativa con papà e mamma. Avete dato loro modo di dubitare di voi? No. Lo avete fatto? Sicuramente non lo farete più, dato che avete imparato la lezione. Siete egoisti e indifferenti e vi fate solo i fatti vostri? No. Allora è sufficiente, cari papà e mamma, che facciate uno più uno: una persona così ha indubitabilmente la testa sulle spalle. Per cui non è il caso che vi comportiate da
falchetti, sempre a sorvolare sulla vostra “preda”. Lasciate libertà, riceverete amore e felicità.
Di fronte a un ragionamento del genere, anche l’adulto più intransigente inizia a mollare la presa. Non è detto che la situazione, in casa, cambi dalla sera alla mattina, ma è facile che ora dopo ora, anche il vostro tempo diventi più “libero” e meno controllato.
Scappare? Non serve
Scappare, anche solo per modo di dire, anche solo per andare a chiudersi nella propria stanza, non serve. Non ha valore, in quanto non fa che aumentare la tensione. Voi, invece, dovete distendere il vostro animo e quelli dei grandi. E provare a dialogare. Funziona sempre.
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Crescere non è “fare come gli altri”
La proposta «fidatevi di me e lasciatemi libero di fare ciò che voglio e frequentare chi desidero» può funzionare: infatti, mese dopo mese, i ragazzi acquisiscono sempre più libertà (vale per tutti, e per tutte le famiglie). C’è solo un elemento che i genitori guardano con molto sospetto e che indica loro che non siete ancora pronti per spiccare il volo: il fatto che siate portati a fare come tutti gli altri. A essere trainati, piuttosto che a trainare.
Siccome è bello crescere anche nella conoscenza di se stessi, provate a fare un gioco: guardandovi allo specchio rispondete alle seguenti domande.
•Se i miei più cari amici mi propongono di fare una cretinata, io come reagisco? Sono con loro per paura di rimanere da solo o affermo che sono contrario e non partecipo?
•Se i miei amici si divertono con giochi-attività che mi annoiano, come mi comporto? Resto con loro sperando che cambino idea o propongo qualcosa di alternativo?
•Sono disposto a cercare nuovi amici o a non uscire, se gli amici più cari che ho non mi dicono più niente, sono inconsistenti?
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Si può non litigare? Sì!
Uno tira di lì, l’altro di là… per ogni richiesta, azione, per tutto. Come evitarlo? Semplice, organizzatevi, con papà e mamma, per tempo. Stabilite delle regole comuni, che vi trovano tutti d’accordo. Vedrete che non sarà più necessario né litigare né alzare la voce. Ecco qualche esempio:
•Indicate insieme l’orario di arrivo dopo le uscite.
•Voi preciserete con quali amici uscite, i genitori non faranno domande ulteriori.
•Voi fornirete i numeri di telefono degli amici, così i genitori saranno più tranquilli.
•Decidete per tempo, non lì per lì – agenda della settimana alla mano – in quali pomeriggi potete uscire e in quali papà e mamma hanno bisogno della vostra disponibilità.